NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

Per parlare liberamente Off Topic

Moderatore: Consiglio Direttivo

Messaggio
Autore
Avatar utente
desertstorm
Consigliere
Messaggi: 19698
Iscritto il: sabato 23 gennaio 2010, 21:50
Località: Napoli
Contatta:

Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#21 Messaggio da leggere da desertstorm » mercoledì 5 maggio 2010, 20:18

news n° 9

Farmaci già conosciuti per la distrofia muscolare

Uno studio in un modello murino dimostra l'efficacia di una combinazione di farmaci già approvati per l'uso umano


La ricerca, guidata dall'Irccs "E. Medea", dimostra che una combinazione di due farmaci già in uso nell'uomo migliora la struttura muscolare nel topo privo di alfa-sarcoglicano.

Un gruppo di ricercatori dell'Irccs "E. Medea" – La Nostra Famiglia, in collaborazione con ricercatori dell'Università di Milano, dell'Azienda Ospedaliera L. Sacco e dell'Irccs San Raffaele e coordinati da Emilio Clementi, ha dimostrato che una combinazione di farmaci già utilizzati singolarmente nell'uomo, un antinfiammatorio non steroideo e un farmaco della famiglia dei nitrati, ha efficacia terapeutica in un modello animale di distrofia muscolare, il topo privo del gene alfa¬sarcoglicano.

Lo studio*, finanziato da Telethon Italia e Association Francaise contre les Myopathies è stato pubblicato dalla rivista British Journal of Pharmacology*.

La sperimentazione è durata un anno e ha riguardato un campione murino affetto da una forma di distrofia muscolare severa con aspetti patologici simili alla distrofia muscolare di Duchenne umana.
Alla fine del trattamento i topi, ai quali era stata somministrata una combinazione di farmaci con proprietà antiinfiammatoria e capaci di rilasciare nitrossido, hanno manifestato un aumento della resistenza allo sforzo muscolare, un miglioramento della struttura muscolare con riduzione delle componenti fibrotica e infiammatoria e un rallentamento del decorso della patologia murina in assenza di effetti collaterali. Il fatto che gli effetti benefici si siano mantenuti per tutto il periodo di studio è un indicatore importante di potenziale efficacia per una patologia a decorso cronico e progressivo come è la distrofia muscolare umana.

L'approccio farmacologico non è certamente risolutivo di patologie su base genetica, come le distrofie, tuttavia il rallentamento del decorso clinico e il fatto che il trattamento possa essere utilizzato in tutte le forme di distrofia muscolare è certamente un risultato importante, anche se la sua validità nelle distrofie umane necessita ancora di una prova clinica.

"Il nostro intento è quello di identificare approcci farmacologici innovativi capaci in se stessi di rallentare il decorso della malattia ma che possano anche fornire sostegno adeguato alla terapia cellulare – spiega Clementi – abbiamo riscontrato in questa combinazione proprietà farmacologiche importanti, che possono migliorare il quadro patologico ed agire in sinergia terapeutica con le cellule staminali".

Grazie al sostegno economico di Parent Project onlus Italia e dell'Irccs "E Medea", la tollerabilità e sicurezza del trattamento combinato con questi farmaci sono ora in studio clinico – il cui reclutamento si è chiuso - in un gruppo di pazienti distrofici adulti presso l'Irccs Medea stesso.

*C. Sciorati, R. Buono, E. Azzoni, S. Casati, P. Ciuffreda, G. D'Angelo, D. Cattaneo, S. Brunelli, E. Clementi, "Co-administration of ibuprofen and nitric oxide is an effective experimental therapy for muscular dystrophy with immediate applicability to humans". British Journal of Pharmacology, 2010

ImmagineImmagineImmagine

9.3 Erik Carlsson ... p h o t o ... => ? <= ... s t o r y ... my desertstorm


Avatar utente
desertstorm
Consigliere
Messaggi: 19698
Iscritto il: sabato 23 gennaio 2010, 21:50
Località: Napoli
Contatta:

Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#22 Messaggio da leggere da desertstorm » giovedì 6 maggio 2010, 19:14

news n° 10

Creatura viva e vegeta in assenza di ossigeno

Recuperati animali in pieno ciclo vitale in un sedimento ipersalino profondo 3,5 Km senza ossigeno


Gli animali possono vivere senza ossigeno? Secondo una nuova ricerca europea ci riescono. Alcuni scienziati hanno recentemente scoperto i primi organismi pluricellulari del nostro pianeta in grado di sopravvivere e riprodursi in un ambiente completamente privo di ossigeno. Presentati sulla rivista BioMed Central (BMC) Biology, i risultati fanno parte dei progetti HERMES e HERMIONE, finanziati dall'UE con 15,56 milioni di euro e 8 milioni di euro nell'ambito del sesto e settimo programma quadro (6° e 7° PQ) rispettivamente.

Le creature, che si trovano nelle profondità marine del Mediterraneo, sopravvivono in un ambiente privo di ossigeno, ma ricco di solfuri tossici. Gli scienziati hanno detto che gli organismi pluricellulari, che appartengono al gruppo dei Loriciferi, non solo sono vivi, ma anche metabolicamente attivi e perfino in grado di riprodursi.

Il team ha scoperto gli organismi nel corso di tre spedizioni oceanografiche effettuate su un periodo di 10 anni. I ricercatori stavano cercando fauna vivente nel sedimento del bacino dell'Atalante nel Mediterraneo orientale, a circa 200 chilometri al largo della costa occidentale dell'isola greca di Creta. Questo bacino ipersalino d'altura, che è profondo circa 3,5 km, è per la maggior parte completamente anossico (assenza o grave carenza di ossigeno).

"Si pensava che questi ambienti estremi fossero abitati esclusivamente da virus, batteri e archei (ovvero microrganismi unicellulari)", ha spiegato l'autore principale, il professor Roberto Danovaro, direttore del Dipartimento di scienze marine presso l'Università Politecnica delle Marche ad Ancona.
"I corpi di animali multicellulari erano già in passato stati scoperti, ma si pensava fossero affondati fin lì dalle acque ossigenate che si trovano più in alto. I nostri risultati indicano che gli animali da noi recuperati erano vivi. Alcuni, infatti, contenevano anche delle uova".

Utilizzando la microscopia elettronica, i ricercatori hanno scoperto che queste minuscole creature possiedono organuli simili agli idrogenosomi, che si trovano in organismi unicellulari che vivono in ambienti anaerobi.

Commentando i risultati di questo studio rivoluzionario, la professoressa Lisa Levin della Scripps Institution of Oceanography, negli Stati Uniti, ha detto: "Le scoperte di Danovaro e dei suoi colleghi offrono l'allettante promessa di vita metazoica in altri ambienti anossici, ad esempio nell'oceano subsuperficiale al di sotto dei camini idrotermali o delle zone di subduzione o in altri bacini anossici".

Da parte loro, i dottori Marek Mentel e William Martin, rispettivamente dell'Università Comenius in Slovacchia e dell'Università di Dusseldorf in Germania, hanno osservato: "La scoperta di forme di vita metazoica in un ambiente permanentemente anossico e solfurico fornisce un'idea di come in passato potrebbe essere stata buona parte dell'ecologia terrestre nell'Oceano Canfield [un oceano solfurico, parzialmente ossico esistito tra il periodo Acheano ed Ediacarano], prima dell'ascesa dei livelli di ossigeno nelle profondità marine e della comparsa dei primi animali di grandi dimensioni nella documentazione fossile circa 550-600 milioni di anni fa".

Coordinato dal britannico National Oceanography Centre Southampton, HERMES ("Hotspot ecosystem research on the margins of European seas") aveva come obiettivo la previsione dei cambiamenti della biodiversità in relazione ai cambiamenti ambientali, naturali e artificiali, per creare il primo sistema di informazione geografica paneuropeo completo. Il consorzio HERMES comprende 50 partner tra cui 9 piccole e medie imprese (PMI) con sede in 17 paesi europei, tra cui Belgio, Germania, Grecia, Italia, Norvegia, Romania, Russia e Ucraina. HERMES è durato dal 2005 al 2009

ImmagineImmagineImmagine

9.3 Erik Carlsson ... p h o t o ... => ? <= ... s t o r y ... my desertstorm


Avatar utente
jpm
Moderatore
Messaggi: 6049
Iscritto il: martedì 26 gennaio 2010, 19:15
Località: San Marino

Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#23 Messaggio da leggere da jpm » giovedì 6 maggio 2010, 23:47

La vita riesce a vincere sempre, non è fantastico?
Che strano phylum quello dei loriciferi, scoperti al largo delle coste francesi nel 1983:

Immagine
Un loricifero è stato rinvenuto anche in Italia, nel 1998.

Appendice sulla tassonomia secondo Linneo (classificazione degli esseri viventi):
Regno -> Phylum -> Classe -> Ordine -> Famiglia -> Genere -> Specie
SAAB 900 SE Talladega Sensonic my1997

Avatar utente
desertstorm
Consigliere
Messaggi: 19698
Iscritto il: sabato 23 gennaio 2010, 21:50
Località: Napoli
Contatta:

Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#24 Messaggio da leggere da desertstorm » venerdì 7 maggio 2010, 7:42

Gia!
Io comunque non ne conoscevo nemmeno l'esistenza :D

ImmagineImmagineImmagine

9.3 Erik Carlsson ... p h o t o ... => ? <= ... s t o r y ... my desertstorm


Avatar utente
desertstorm
Consigliere
Messaggi: 19698
Iscritto il: sabato 23 gennaio 2010, 21:50
Località: Napoli
Contatta:

Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#25 Messaggio da leggere da desertstorm » martedì 11 maggio 2010, 20:44

News n° 11

Scoperto nuovo gene coinvolto nella sclerosi multipla

INDIVIDUATA UNA VARIAZIONE DEL DNA CHE PREDISPONE ALLA MALATTIA

Passo in avanti fondamentale nella conoscenza della sclerosi multipla, la malattia causata dal processo auto-distruttivo con cui il nostro apparato immunitario aggredisce la mielina, la guaina con funzioni isolanti fondamentale per la conduzione dell'impulso nervoso e per il funzionamento delle cellule del sistema nervoso centrale. Grazie ad un consorzio di ricerca sardo formato dall'Istituto di neurogenetica e neurofarmacologia (Inn) del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dalle Università di Cagliari e Sassari, dalle aziende ospedaliere di Cagliari, Sassari e Ozieri, e dal CRS4 (Centro di Ricerca, Sviluppo e Studi Superiori in Sardegna), è stata identificata una variazione del gene CBLB che aumenta il rischio di sviluppare la malattia. La ricerca "Variants within the immunoregulatory CBLB gene are associated with multiple sclerosis" è stata pubblicata sulla rivista Nature Genetics e rientra nello studio di associazione dell'intero genoma Gwas-Genome wide association study, condotto su 883 pazienti e 872 volontari sani, tutti sardi.

"Questo gene produce una proteina dotata di molteplici funzioni", spiega Francesco Cucca, direttore dell'Inn-Cnr, professore di genetica medica all'Università di Sassari e coordinatore del progetto, "che regola l'attivazione del recettore dei linfociti, cellule chiave nel regolare le risposte immuni.
I nostri risultati sono coerenti con studi genetici su modelli animali: nel topo, l'assenza di questo gene, indotta sperimentalmente, causa infatti l'encelofalomielite autoimmune, malattia simile alla sclerosi multipla".

Nell'ambito degli studi Gwas, un approccio ormai consolidato per le malattie genetiche, questa ricerca è stata condotta con una particolarità assoluta: "Sono stati analizzati oltre sei milioni di marcatori genetici, il triplo rispetto a quelli finora studiati da altri gruppi di ricerca", sottolinea Serena Sanna dell'Inn-Cnr, responsabile della parte statistica del progetto. "Sperimentalmente abbiamo identificato solo un milione di marcatori che però, grazie a metodi statistici innovativi e all'utilizzo di un potente centro di calcolo, sono stati integrati con quelli derivati dalle sequenze genomiche di 52 individui europei del progetto internazionale '1000 genomi', permettendoci di predirne altri cinque milioni".

"I dati provenienti da questo studio preliminare sono importanti per capire meglio i meccanismi alla base della malattia e per trovare nuovi potenziali bersagli terapeutici, anche se la strada è ancora lunga", aggiunge Giulio Rosati dell'Università di Sassari, mentre Maria Giovanna Marrosu dell'Università di Cagliari conferma, sottolineando, che: "La sclerosi multipla è una patologia che colpisce circa tre milioni di persone nel mondo, mezzo milione in Europa e più di 50.000 in Italia, soprattutto in Sardegna. Tra i disturbi neurologici è il più diffuso tra i giovani adulti e rappresenta la principale causa neurologica di disabilità".

Di fondamentale importanza è stata anche la collaborazione con i principali centri di cura della sclerosi multipla dell'isola, diretti dalla professoressa Marrosu a Cagliari, dal prof. Rosati a Sassari e dal dott. Maurizio Melis presso la divisione di Neurologia dell'Ospedale Brotzu di Cagliari. "Il progetto richiede un lavoro di squadra organizzato, strumenti sofisticati e un centro di supercalcolo all'avanguardia", conclude Francesco Cucca. "Siamo solo all'inizio di un grande progetto, che prevede di espandere lo studio di Gwas su almeno 2000 volontari sani e 2000 pazienti e il sequenziamento dell'intero genoma di centinaia di individui"


COMMENTO PERSONALE:
Questa è una buona notizia e fa piacere sapere che ancora una volta sono stati ricercatori italiani ad essere riusciti nell'intento. Onore al merito e speriamo che si arrivi a sconfiggere totalmente questa orrenda patologia!

ImmagineImmagineImmagine

9.3 Erik Carlsson ... p h o t o ... => ? <= ... s t o r y ... my desertstorm


Avatar utente
desertstorm
Consigliere
Messaggi: 19698
Iscritto il: sabato 23 gennaio 2010, 21:50
Località: Napoli
Contatta:

Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#26 Messaggio da leggere da desertstorm » giovedì 13 maggio 2010, 16:15

news n° 12

Nuovi studi gettano luce sui fattori genetici nelle malattie renali

INDIVIDUATE LE VARIANTI GENETICHE CHE POTREBBE SPIEGARE PERCHÉ ALCUNI INDIVIDUI SONO PIÙ SUSCETTIBILI ALLE MALATTIE RENALI CRONICHE RISPETTO AD ALTRI

Un team internazionale di ricercatori, finanziato in parte dall'Unione europea, ha individuato le varianti genetiche che potrebbe spiegare perché alcuni individui sono più suscettibili alle malattie renali croniche rispetto ad altri. Due studi pubblicati sulla rivista Nature Genetics forniscono nuove importanti informazioni sulle cause specifiche della malattia renale cronica.

Uno degli studi è stato in parte finanziato dal progetto GENECURE ("Applied genomic strategies for treatment and prevention of cardiovascular death in uraemia and end stage renal disease"), che ha ricevuto 2,25 milioni di euro di finanziamenti attraverso il tema "Scienze della vita, genomica e biotecnologie per salute" del Sesto programma quadro (6° PQ). I partner di GENECURE hanno cercato di fare una valutazione sistematica del ruolo dei fattori genetici nel rischio cardiovascolare dei pazienti con insufficienza renale.

La ridotta funzionalità renale e i danni renali sono problemi che sembrano aumentare il rischio di malattie cardiovascolari, come ad esempio la malattia coronarica e l'ictus. La malattia renale cronica rappresenta pertanto un serio problema di sanità pubblica, che interessa circa l'11% delle persone in Europa e negli Stati Uniti. La malattia renale tende a "raggrupparsi" nelle famiglie, ma fino a poco tempo fa i fattori ereditari che sono alla base delle malattie erano difficili da determinare con precisione.


Utilizzando i più recenti metodi di analisi genetica, due squadre di ricercatori di diversi paesi hanno condotto studi di associazione sull'intero genoma. Un team ha esaminato le variazioni comuni nelle sequenze del DNA (acido desossiribonucleico) in circa 24.000 persone di discendenza europea che hanno partecipato a 9 studi basati sulla popolazione. Essi hanno analizzato in particolare le informazioni genetiche associate ai livelli sierici di creatina e di cistatina C, che sono importanti indicatori della funzione renale.

"La nostra scoperta di varianti genetiche comuni associate alla creatina, alla cistatina C e alla malattia renale cronica offrono una maggiore conoscenza dei meccanismi metabolici, dei soluti e del trasporto farmacologico alla base della funzione renale e della malattia renale cronica", scrivono gli autori. Ulteriori studi su questi percorsi - aggiungono - possono portare allo sviluppo di nuove strategie per proteggere la funzione renale e prevenire che la malattia si concretizzi.

Dice la dottoressa Linda Kao della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health negli Stati Uniti, una degli autori del secondo studio di associazione sull'intero genoma: "Sapevamo da molto tempo che il diabete, l'ipertensione e l'ereditarietà sono fattori di rischio importanti per le malattie renali, ma non eravamo in grado di comprendere appieno il perché. In definitiva, questi risultati faranno luce sul come e perché le malattie renali si raggruppano all'interno delle famiglie e perché ciò avviene in alcuni individui, ma non altri".

La dottoressa Anna Köttgen dello stesso istituto ha aggiunto: "Attraverso lo studio dei geni individuati in questo studio, possiamo ottenere chiarimenti sui meccanismi fondamentali che sono alla base delle funzionalità e malattie renali. Questi nuovi elementi possono costituire una base per migliorare la prevenzione e la terapia delle malattie renali".

Commentando i risultati, un membro del team di ricerca, il dottor Josef Coresh, ha detto: "È emozionante vedere che la ricerca di tutto il mondo si riunisce per collaborare e svelare i misteri della genetica delle malattie renali. Abbiamo imparato che insieme possiamo fare molto di più che da soli".

ImmagineImmagineImmagine

9.3 Erik Carlsson ... p h o t o ... => ? <= ... s t o r y ... my desertstorm


Avatar utente
jpm
Moderatore
Messaggi: 6049
Iscritto il: martedì 26 gennaio 2010, 19:15
Località: San Marino

Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#27 Messaggio da leggere da jpm » giovedì 13 maggio 2010, 20:33

desertstorm ha scritto:La ridotta funzionalità renale e i danni renali sono problemi che sembrano aumentare il rischio di malattie cardiovascolari, come ad esempio la malattia coronarica e l'ictus.
Cavolo! Questo non lo sapevo, penso che da oggi cercherò di bere almeno un bel litro d'acqua, ho sempre sottovalutato questo bisogno organico.
SAAB 900 SE Talladega Sensonic my1997

Avatar utente
desertstorm
Consigliere
Messaggi: 19698
Iscritto il: sabato 23 gennaio 2010, 21:50
Località: Napoli
Contatta:

Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#28 Messaggio da leggere da desertstorm » giovedì 13 maggio 2010, 20:43

Si, anch'io sono rimasto sorpreso dalla tua stessa osservazione.
In merito al bere............ora inizia il periodo delle angurie........fanne una scorpacciata :)) :)) :)) ma .........attento ti fa fare taaaaaaaaaaaanta pipi :)) :)) , in compenso pulisce tutto il sistema ecretore.

ImmagineImmagineImmagine

9.3 Erik Carlsson ... p h o t o ... => ? <= ... s t o r y ... my desertstorm


Avatar utente
jpm
Moderatore
Messaggi: 6049
Iscritto il: martedì 26 gennaio 2010, 19:15
Località: San Marino

Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#29 Messaggio da leggere da jpm » giovedì 13 maggio 2010, 20:55

:D :D :D
Mi sto faccendo un'insalata di angurie e asparagi, accompagnata da un litro di birra, pare sia molto diuretica :beer:
:D :D :D
SAAB 900 SE Talladega Sensonic my1997

Avatar utente
desertstorm
Consigliere
Messaggi: 19698
Iscritto il: sabato 23 gennaio 2010, 21:50
Località: Napoli
Contatta:

Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#30 Messaggio da leggere da desertstorm » venerdì 14 maggio 2010, 14:24

news n° 13

Ogni neurone è importante per vedere

NELL'ELABORAZIONE DELLE INFORMAZIONI VISIVE È FONDAMENTALE IL CONTRIBUTO DI OGNI NEURONE


Alcuni scienziati tedeschi hanno perfezionato e utilizzato un metodo per osservare l'elaborazione delle informazioni visive da parte delle singole cellule nervose all'interno del cervello di topi in vita. Questo nuovo metodo, che sfrutta la tecnologia microscopica, ha reso possibile lo studio delle sinapsi più piccole (delle dimensioni di un micrometro) di un singolo neurone e, quindi, l'individuazione dell'importante ruolo svolto da ogni singolo neurone nel processo sensoriale. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature.

Quando apriamo gli occhi vengono processate enormi quantità di dati affiché riusciamo a vedere. Per esempio, l'occhio umano contiene 126 milioni di cellule sensoriali che convertono la luce che arriva alla retina in segnali elettrici. Tuttavia, sebbene l'elaborazione delle informazioni visive inizi a questo punto, l'immagine completa di quanto vediamo viene in realtà composta nella corteccia visiva, posta nel lobo occipitale.

Lo scopo del team che ha svolto la ricerca, composto da scienziati della tedesca Technische Universität München (TUM), era comprendere il ruolo rivestito dai neuroni all'interno della corteccia visiva nel cogliere i movimenti e osservare il processo in tempo reale nei topi in vita.

Gli studi effettuati in passato avevano dimostrato che i neuroni presenti nella corteccia visiva dei topi, infatti, reagiscono al movimento di una sbarra in movimento ed erano già stati documentati i modelli di reazione di questi neuroni di "orientamento".
In questo ultimo studio, il team di ricerca si è posto come obiettivo un'analisi dettagliata dei segnali "in entrata": un processo non semplice, considerato che ogni neurone comprende anche una struttura complessa di piccole antenne che hanno a loro volte delle diramazioni (i dendriti) e che molti neuroni sono collegati alle proprie sinapsi, ovvero alle strutture che consentono loro di trasmettere i segnali alle altre cellule.

"Fino ad oggi questo tipo di esperimenti era stato effettuato esclusivamente su colture di neuroni e utilizzando piastre di Petri", ha commentato Arthur Konnerth della TUM. "Il cervello, preso nel suo insieme, è decisamente più complesso. Poiché è costantemente in leggero movimento, individuare i singoli punti sinaptici sui dendriti si è rivelato estremamente difficoltoso.

Il team ha utilizzato una sonda microscopica (nello specifico ricorrendo alla microscopia in fluorescenza con eccitazione a due fotoni) per osservare la cellula e i minuscoli dendriti della stessa nel tessuto cerebrale. I ricercatori hanno scoperto che quando un topo osserva i movimenti di una sbarra, ogni neurone riceve segnali in entrata da svariate cellule nervose caratterizzate da orientamento diverso, ma inviano un solo tipo di segnale in uscita. Questo dato suggerisce che il neurone valuta l'importanza dei vari segnali in entrata ed elimina le informazioni superflue, utilizzando solo i dati essenziali alla comprensione del movimento.

Il dott. Konnerth si augura di poter utilizzare questo studio come base per le sue ricerche future dedicate all'osservazione di un singolo neurone nel processo di apprendimento. "Poiché il metodo che abbiamo sviluppato ci consente di osservare da vicino il livello di una singola sinapsi, i collegamenti di un singolo neurone all'interno del cervello e il suo funzionamento, dovrebbe permetterci di progredire in modo significativo per quanto riguarda la comprensione del processo di apprendimento", ha affermato.

"Inoltre, la nostra stretta collaborazione con fisici e ingegneri qui alla TUM ci permette di avere le migliori prospettive sotto il profilo dell'ottimizzazione spaziale e temporale delle immagini", ha aggiunto il dott. Konnerth.

ImmagineImmagineImmagine

9.3 Erik Carlsson ... p h o t o ... => ? <= ... s t o r y ... my desertstorm


Avatar utente
desertstorm
Consigliere
Messaggi: 19698
Iscritto il: sabato 23 gennaio 2010, 21:50
Località: Napoli
Contatta:

Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#31 Messaggio da leggere da desertstorm » lunedì 17 maggio 2010, 16:14

news n° 14

La somiglianza del genoma di rana con quello umano e l'evoluzione

CON IL SEQUENZIAMENTO DEL GENOMA DI UNA RANA, VIENE FORNITO UN QUADRO COMPLETO DEI GENI VERTEBRATI ANCESTRALI

Insieme ai loro corrispettivi mammiferi, pelosi e pennuti (uomini, polli, ratti e topi), anche le rane si possono adesso aggiungere alla lista sempre più lunga di specie i cui genomi sono stati sequenziati. La prima sequenza del genoma di un anfibio, quella della rana artigliata africana Xenopus tropicalis (X. tropicalis), ha fornito agli scienziati un quadro completo dei geni vertebrati ancestrali, colmando una profonda lacuna tra i vertebrati sequenziati fino ad ora. I risultati di questo studio, condotto da un team internazionale formato da 48 ricercatori, sono stati pubblicati sulla rivista Science.

All'inizio del 20° secolo i biologi hanno scoperto che la X. tropicalis (originaria dell'Africa subsahariana) era particolarmente sensibile alla gonadotropina corionica (HCG), un ormone prodotto durante la gravidanza. Negli anni 1940 e 1950, questa specie è stata ampiamente usata come un test di gravidanza poco costoso negli ospedali. Si iniettava un campione di urina di una donna nella rana; se la donna era incinta, l'ormone HCG contenuto nel campione di urina avrebbe fatto ovulare la rana e produrre uova in meno di 10 ore.

Adesso, grazie alla sequenza di alta qualità contenuta in questo studio, sappiamo che il genoma della X. tropicalis contiene oltre 20.
000 geni, appena qualche migliaia in meno rispetto ai circa 23.000 degli esseri umani. Almeno 1.700 dei geni dell'anfibio sono simili ai geni collegati a malattia negli esseri umani. Una migliore conoscenza di questa strana somiglianza potrebbe aiutarci a capire meglio alcuni aspetti di noi stessi.

Secondo l'autore principale dello studio, il dott. Uffe Hellsten del Department of Energy Joint Genome Institute negli Stati Uniti, esiste una notevole somiglianza tra regioni di specifici geni nei genomi della rana, del pollo e degli esseri umani che suggerisce che la maggior parte della struttura e dell'organizzazione è rimasta invariata nel tempo.

"Quando guardiamo i segmenti del genoma della Xenopus, stiamo letteralmente osservando strutture vecchie di 360 milioni di anni e che erano parte del genoma dell'ultimo antenato comune di tutti gli uccelli, i dinosauri e i mammiferi che sono comparsi sulla Terra", ha spiegato il dott. Hellsten. "L'archeologia dei cromosomi aiuta a capire la storia dell'evoluzione, mostrandoci come il materiale genetico si sia risistemato per creare il genoma mammifero e il genoma anfibio odierni".

La sequenza genetica della X. tropicalis dovrebbe aiutare i ricercatori a scoprire più elementi del cugino più famoso dell'anfibio, la Xenopus laevis (X. laevis), usata in studi sullo sviluppo embrionale e sulla biologia cellulare. Il co-autore, il dott. Richard Harland dell'Università di California, a Berkley negli Stati Uniti, ha spiegato che la X. tropicalis è stato uno degli ultimi modelli di organismi ad essere scoperto. "Sarebbe straordinario avere una sequenza di alta qualità della X. tropicalis sulla quale costruire la sequenza della X. laevis".

Il dott. Hellsten ha notato che la nuova sequenza genomica potrebbe persino aiutare i ricercatori a capire gli effetti degli interferenti endocrini (sostanze chimiche che imitano gli stessi ormoni della rana) a livello molecolare e genomico. Queste sostanze chimiche, che si trovano nei laghi e nei torrenti di tutto il mondo, potrebbero in parte essere all'origine della singolare diminuzione della popolazione delle rane.

"Speriamo che capire gli effetti di questi interferenti ormonali ci aiuterà a preservare la diversità delle rane e - visto che queste sostanze chimiche interessano anche gli esseri umani - possano avere un effetto positivo sulla salute umana", ha aggiunto il dott. Hellsten.

ImmagineImmagineImmagine

9.3 Erik Carlsson ... p h o t o ... => ? <= ... s t o r y ... my desertstorm


Avatar utente
desertstorm
Consigliere
Messaggi: 19698
Iscritto il: sabato 23 gennaio 2010, 21:50
Località: Napoli
Contatta:

Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#32 Messaggio da leggere da desertstorm » mercoledì 19 maggio 2010, 21:20

news n° 15

Ecco dove nasce la rappresentazione mentale delle azioni

UN'UNICA CABINA DI REGIA CONTROLLA LA MANIPOLAZIONE DI OGGETTI E LA SUA DESCRIZIONE VERBALE


Pensare, dire, fare: non è una versione rivista del ritornello di una nota canzone e del vecchio gioco tra adolescenti. Bensì è il risultato di uno studio che ha messo in luce come nel nostro cervello esista una "cabina di regia" unica per sovraintendere e rendere possibili questi tre momenti distinti che generano l'immaginazione di un movimento del braccio e della mano per manipolare oggetti, la descrizione verbale dello stesso e l'azione vera e propria. Ora si sa, infatti, che è dalle stesse regioni e dagli stessi circuiti cerebrali che si sviluppano questi processi condivisi, localizzati e distribuiti nel contesto dei lobi frontali e parietali.

Questa nuova conoscenza, oltre a rendere un po' meno misterioso quel mondo ancora quasi del tutto inesplorato rappresentato dal cervello umano, potrà essere sfruttata per rendere più efficaci alcune tecniche riabilitative. Basti pensare a quei pazienti che, a causa di un danno cerebrale o di una malattia degenerativa, non possono più compiere correttamente uno specifico movimento manipolativo: il recupero funzionale potrebbe essere favorito da esercizi riabilitativi che inducano ripetutamente il paziente a immaginare e descrivere con le sue parole tale manipolazione, ad esempio usare un coltello per tagliare il pane o una chiave inglese per stringere un bullone.


La scoperta ha conquistato la copertina della rivista scientifica internazionale Brain Research che nei giorni scorsi ha pubblicato lo studio sulla rappresentazione mentale del movimento* realizzato grazie ad una collaborazione italo-francese tra l'IRCCS Fondazione Santa Lucia di Roma e l'Université de Toulouse. Il lavoro scientifico, che nel nostro Paese ha avuto il supporto del Ministero della Salute, fa parte di un più ampio progetto di studio sui meccanismi di funzionamento del cervello ed il loro recupero nelle malattie degenerative, quali il morbo di Parkinson e la malattia di Alzheimer.

Tutto il lavoro scientifico è stato coordinato dal Dipartimento di Radiologia della Fondazione Santa Lucia, diretto da Umberto Sabatini*, e in Italia è stato condotto da Patrice Péran, giovane ricercatore francese, con la supervisione del prof. Carlo Caltagirone, direttore scientifico della Fondazione. In Francia il gruppo di ricerca è stato coordinato da Jean François Demonet, responsabile del Laboratorio "Handicaps neurologiques, stratégies thérapeutiques et plasticité cérébrale".

Ricorrendo alla risonanza magnetica funzionale lo studio, ha analizzato un gruppo di dodici soggetti volontari, di età compresa tra 19 e 30 anni, al fine di evidenziare le relazioni esistenti tra le aree del cervello umano quando vengono eseguiti specifici movimenti (ad esempio, la manipolazione di oggetti di uso comune quali una forbice, un giravite, una forchetta, una penna, ecc.), e quando viene effettuata la descrizione verbale di tali movimenti ovvero vengono utilizzate le parole normalmente utilizzate nel linguaggio comune (ad esempio, tagliare un foglio di carta, stringere una vite, mangiare gli spaghetti, scrivere una lettera, ecc.).

E' già stata avviata l'estensione della ricerca e l'applicazione della metodologia di risonanza magnetica funzionale allo studio di pazienti affetti da morbo di Parkinson: secondo i ricercatori, ne scaturiranno interessanti risultati. Si tratta, pertanto, di un proficuo esempio di collaborazione europea nella ricerca traslazionale, cioè di quella ricerca che partendo dal laboratorio mira ad arrivare rapidamente e concretamente al letto del paziente, affinché possa essere applicata al malato per migliorarne la qualità di vita, in questo caso attraverso la riabilitazione neuromotoria.

ImmagineImmagineImmagine

9.3 Erik Carlsson ... p h o t o ... => ? <= ... s t o r y ... my desertstorm


Avatar utente
desertstorm
Consigliere
Messaggi: 19698
Iscritto il: sabato 23 gennaio 2010, 21:50
Località: Napoli
Contatta:

Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#33 Messaggio da leggere da desertstorm » venerdì 21 maggio 2010, 8:15

news n° 16

Passo epocale della ricerca: "Creata la cellula artificiale"


La corsa verso la vita artificiale è cominciata negli anni '50, con le ricerche che nel 1956 portarono Arthur Kornberg ad ottenere in laboratorio la prima sintesi di Dna, premiate con il Nobel nel 1959. Da allora gli strumenti a disposizione dei genetisti sono diventati molto più sofisticati, come dimostra la prima cellula artificiale descritta su Science dal gruppo dell'americano Craig Venter, oggi a capo dell'istituto di Rockville (Maryland) che porta il suo nome. Insofferente di certe regole e tempi del mondo accademico, controverso e discusso, Venter è stato nello stesso tempo oggetto di critiche aspre e di una sterminata ammirazione per l'ambizione delle sue ricerche, tanto che tempo fa la copertina di un settimanale americano aveva scritto accanto alla sua foto "giocando ad essere Dio". Il suo obiettivo dichiarato è costruire organismi artificiali utili all'ambiente o alla medicina e ormai è a un passo dal raggiungerlo. Ecco finora le principali tappe raggiunte nella corsa alla vita artificiale: - giugno 2007: primo cromosoma artificiale. Il gruppo di Venter riproduce fedelmente in laboratorio il Dna di un batterio chiamato Mycoplasma mycoides. - agosto 2009: il Dna naturale del batterio Mycoplasma mycoides viene trapiantato nel batterio di una specie molto vicina, il Mycoplasma capricolum. A raggiungere il risultato è ancora una volta il gruppo di Venter. - oggi: Il Dna artificiale, copia del Dna del Mycoplasma mycoides, è stato trasferito nel batterio Mycoplasma capricolum, che diventa così la prima cellula naturale controllata da un programma genetico costruito in laboratorio. - il prossimo passo: ottenere quello che Venter chiama Mycoplasma laboratorium, ossia un batterio costruito su misura per svolgere determinati compiti e diverso da qualsiasi organismo esistente in natura. Si avvicina così l'era della biologia sintetica, che permetterà di riscrivere interi codici genetici per creare macchine metaboliche specializzate e costruire in laboratorio esseri viventi che non somigliano a nessuna forma di vita esistente in natura. Nei laboratori più avanzati sono al lavoro velocissimi sintetizzatori di Dna, capaci di produrre lunghe sequenze di materiale genetico a partire dai mattoni chimici della vita: zuccheri, composti a base di azoto e fosfati. E' alle porte un cambiamento cruciale, che costringerà a ripensare i confini fra biologico e artificiale e a rivedere lo stesso concetto di vivente


COMMENTO PERSONALE:
mmmm........non mi piace, la creazione non appartiene all'uomo..............

ImmagineImmagineImmagine

9.3 Erik Carlsson ... p h o t o ... => ? <= ... s t o r y ... my desertstorm


Avatar utente
desertstorm
Consigliere
Messaggi: 19698
Iscritto il: sabato 23 gennaio 2010, 21:50
Località: Napoli
Contatta:

Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#34 Messaggio da leggere da desertstorm » domenica 23 maggio 2010, 21:42

ULTERIORE APPROFONDIMENTO DA:
Creation of a Bacterial Cell Controlled by a Chemically Synthesized Genome, Science DOI: 10.1126/science.1190719




"Abbiamo progettato, sintetizzato e assemblato" cellule "capaci di autoreplicarsi". Questo l'annuncio di Craig Venter alla rivista Science.
La prima cellula sintetica è chiamata Mycoplasma mycoides JCVI-syn1.0 ma è detta oramai anche Mycoplasma laboratorium, ed è stata realizzata trasferendo un cromosoma artificiale all'interno di una cellula privata del suo genoma.
I laboratori del Craig Venter Institute di Rockville ed in particolare il team coordinato da Daniel Gibson hanno negli anni passati fatto una serie di passi in questa direzione:
Nel 2007 i ricercatori avevano sintetizzato ex-novo il genoma proveniente da Mycoplasma mycoides riducendolo dagli oltre 3,2 miliardi di basi a circa un milione, nel 2009 invece fu fatto un trasferimento del genoma originale di M.
mycoides in una cellula di M. capricolum.
La cellula artificiale di cui ci parla Craig Venter oggi è stato ottenuta proprio trasferendo del DNA sintetico in una cellula batterica privata del suo DNA.
"Pensiamo che sia davvero un risultato importante, sia dal punto di vista scientifico sia da quello filosofico. Di sicuro ha cambiato il punto di vista sulla definizione della vita", ha detto Venter. Il punto di arrivo sarà molto probabilmente una forma vivente interamente costruita in laboratorio e programmata per una funzione precisa. "La cellula artificiale - ha detto ancora Venter - è uno strumento davvero potente per progettare tutto quello che vogliamo far fare alla biologia. Abbiamo in mente un grandissimo numero di possibili applicazioni".
La nuova cellula infatti non ha ancora una funzione, e forma delle colonie di colore blu, ma domani si potrebbe inserire un gene che permette di degradare il petrolio in mare, o di catturare la anidride carbonica dall'aria riducendo l'effetto serra..
Ha creato il DNA minimo, quel "sistema operativo" come lo chiama lui stesso, necessario perché la cellula possa essere autonoma e possa duplicarsi, un problema questo su cui lavorava da anni, ora potranno essere inseriti geni-programmi per trasformare il Mycoplasma laboratorium in una macchina in grado di produrre vaccini, o medicinali ad esempio.
La comodità, rispetto all'utilizzo di altre organismi modello come E.coli o lievito, sta nella semplicità del genoma, eucariote, del nuovo organismo.

ImmagineImmagineImmagine

9.3 Erik Carlsson ... p h o t o ... => ? <= ... s t o r y ... my desertstorm


Avatar utente
desertstorm
Consigliere
Messaggi: 19698
Iscritto il: sabato 23 gennaio 2010, 21:50
Località: Napoli
Contatta:

Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#35 Messaggio da leggere da desertstorm » domenica 23 maggio 2010, 21:48

news n° 17

Il ruolo degli astrociti nell'epilessia

IN QUESTA MALATTIA NEUROLOGICA SONO SONO DIVERSE LE CELLULE DEL CERVELLO A GIOCARE UN RUOLO ATTIVO


Nell'epilessia la colpa non è soltanto dei neuroni: anche altre cellule del cervello hanno un ruolo importante nella genesi delle scariche tipiche di questa malattia neurologica. A rivelarlo è uno studio finanziato da Telethon e dalla Commissione europea, pubblicato sulle pagine di PloS Biology. Il lavoro è il risultato di un'intensa collaborazione tra tre diversi gruppi di ricerca afferenti all'Istituto di neuroscienze del Cnr di Padova e Pisa e all'Istituto neurologico Besta di Milano, coordinati da Giorgio Carmignoto (nella foto al centro con il suo team), Gian Michele Ratto e Marco de Curtis.

In particolare, i ricercatori hanno dimostrato come gli astrociti contribuiscano attivamente alla nascita delle scariche epilettiche. Gli astrociti non sono cellule neuronali ma gliali, sono molto numerose nel cervello dei mammiferi, e oggi sappiamo come esse dialoghino continuamente con i neuroni.

Per chi studia l'epilessia, chiarire i meccanismi biologici, tuttora ben poco conosciuti, che portano allo scatenarsi delle crisi epilettiche è fondamentale per poter sviluppare un approccio terapeutico. L'epilessia è infatti una patologia cerebrale che può avere basi genetiche oppure essere la conseguenza di malformazioni del cervello, traumi, infezioni, ictus o tumori.
Altre volte la causa è addirittura sconosciuta.

Qualsiasi sia l'origine, la manifestazione tipica della patologia epilettica è rappresentata sempre da crisi convulsive, più o meno frequenti, che se non opportunamente trattate possono mettere a rischio la sopravvivenza del paziente. Queste crisi sono la conseguenza di un'anomalia nell'attività elettrica dei neuroni, che raggiungono una sorta di ipereccitazione diffusa ed esageratamente sincrona.

Ad oggi non esiste una cura risolutiva: l'unico trattamento disponibile è a base di farmaci capaci di arrestare le convulsioni, ma non di eliminare i meccanismi anomali che sono la causa dell'equilibrio alterato del tessuto nervoso. Inoltre, questi farmaci sono inefficaci in circa un terzo dei pazienti che tendono a sviluppare un'epilessia cronica, spesso accompagnata da gravi problemi neurologici e relazionali.

Lo studio pubblicato su PloS Biology dimostra come l'interazione tra neuroni e astrociti sia uno dei meccanismi che contribuisce alla generazione delle scariche epilettiche. Ritenuti in passato dei semplici "aiutanti" dei neuroni, gli astrociti si sono rivelati nel corso del tempo cellule che esercitano nel cervello un ruolo decisamente più attivo. Questo vale evidentemente anche per la genesi delle crisi epilettiche: monitorando in laboratorio l'attività di neuroni e astrociti, in diversi modelli sperimentali, Carmignoto e colleghi hanno infatti scoperto che nella zona di generazione delle scariche epilettiche gli astrociti sono in grado di amplificare nei neuroni circostanti lo stato di ipereccitabilità, che può poi tradursi nella scarica epilettica. A riprova di questo, i ricercatori hanno constatato che inibendo l'attività degli astrociti si riducono le scariche epilettiche, e viceversa.

Questo studio rappresenta dunque un significativo passo in avanti nella comprensione dei meccanismi cellulari alla base della patologia epilettica e potrebbe aiutare a delineare una nuova strategia terapeutica per l'epilessia che abbia nell'attività degli astrociti il bersaglio principale. Gli astrociti, queste piccole cellule un tempo considerate poco rilevanti per il buon funzionamento del cervello, continuano dunque a sorprenderci.

ImmagineImmagineImmagine

9.3 Erik Carlsson ... p h o t o ... => ? <= ... s t o r y ... my desertstorm


Avatar utente
desertstorm
Consigliere
Messaggi: 19698
Iscritto il: sabato 23 gennaio 2010, 21:50
Località: Napoli
Contatta:

Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#36 Messaggio da leggere da desertstorm » lunedì 24 maggio 2010, 13:57

news n° 18

Collegamento tra la sindrome BHD e un raro tumore polmonare

INDIVIDUATA DAL TEAM DEL PROF. POLETTI ANCHE UNA NUOVA MUTAZIONE GENICA

L'Unità Operativa di Pneumologia Interventistica di Forlì, diretta dal prof.Venerino Poletti, parteciperà al Congresso dell'American Thoracic Society (ATS) che si è tenuta San Diego (USA) dal 16 al 22 Maggio dell'anno scorso, presentando una comunicazione su una malattia rara, "la sindrome di Birt Hogg Dubè". La sindrome di Birt-Hogg-Dubé è una sindrome ereditaria autosomica dominante legata ad un problema a carico del cromosoma 17. È detta anche BHD, sindrome di Hornstein-Knickenberg o fibrofolliculoma con tricodiscoma e acrocordoni.Colpisce la pelle e i polmoni, esponendo questi organi ad un rischio maggiore di tumore.La malattia si trasmette di genitore in figlio secondo le regole dell'eredità autosomica dominante, tuttavia è estremamente rara e contenuta, tanto che, non si conosce oggi giorno l'incidenza.

La comunicazione del team di pneumologia interventistica forlivese è il frutto della collaborazione con l'Istituto di Radiologia di Terni (Prof Angelo Carloni) e l'Istituto di Anatomia Patologica dell'Università di Verona (Prof Marco Chilosi). I dati riportati nella comunicazione sono l'individuazione di una nuova mutazione genica e della associazione fra questa sindrome e un raro tumore polmonare.

ImmagineImmagineImmagine

9.3 Erik Carlsson ... p h o t o ... => ? <= ... s t o r y ... my desertstorm


Avatar utente
desertstorm
Consigliere
Messaggi: 19698
Iscritto il: sabato 23 gennaio 2010, 21:50
Località: Napoli
Contatta:

Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#37 Messaggio da leggere da desertstorm » martedì 25 maggio 2010, 8:07

news n° 19

Una polipillola contro le malattie cardiovascolari

In Irlanda, Paesi Bassi e Regno Unito sono stati reclutati volontari per partecipare a un esperimento biennale su una "polipillola" progettata per prevenire l'infarto e l'ictus. Gli esperimenti sono in parte finanziati dal progetto UMPIRE ("Use of a multidrug pill in reducing cardiovascular events"), che ha ricevuto 3 milioni di euro nell'ambito del tema "Salute" del Settimo programma quadro (7° PQ).

Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte in tutto il mondo. I partner del progetto UMPIRE si stanno concentrando sulle persone a rischio di malattie cardiovascolari o che hanno già avuto un infarto o un ictus, sperando di stabilire se questi pazienti preferiscono prendere un'unica pillola per prevenire i problemi cardiovascolari o mantenere le loro abitudini di prendere diverse pillole.

La nuova "polipillola" a basso costo (conosciuta anche come la "pillola rossa per il cuore"), da prendere una volta al giorno, è stata sviluppata originariamente in India e contiene una dose minima di aspirina, una statina (un farmaco usato per abbassare i livelli di colesterolo nel sangue) e due farmaci che abbassano la pressione arteriosa. Questi farmaci vengono attualmente prescritti separatamente, anche se presi insieme possono dimezzare il rischio di subire un infarto o un ictus. Questi benefici però non si possono raggiungere se i pazienti prendono la medicina per un breve periodo di tempo.
Al momento, molte persone non riescono a continuare l'assunzione delle pillole a lungo termine.

"L'idea della polipillola è molto semplice: rende più facile l'assunzione delle medicine perchè tutto il necessario è contenuto in una sola polipillola da predere tutti i giorni invece di tante diverse pillole che magari devono essere prese in orari diversi," ha spiegato il professor Simon Thom dell'Istituto nazionale per il cuore e i polmoni dell'Imperial College di Londra nel Regno Unito.

I ricercatori dell'UMPIRE cercheranno inoltre di scoprire se la strategia della pillola singola riduce realmente la pressione arteriosa e abbassa il colesterolo e se diminuisce le probabilità che i pazienti abbiano altri attacchi cardiovascolari. I risultati degli esperimenti europei saranno messi insieme a esperimenti paralleli condotti in Australia e Nuova Zelanda e a altri esperimenti in attesa di approvazione in Brasile, Canada, Cina, India e Sud Africa. I dati finali rappresenteranno 7000 pazienti in 10 paesi.

"È probabile che associare i farmaci in una polipillola possa permettere alle persone nei paesi a basso reddito di avere facilmente accesso a questa economica medicina preventiva," ha dichiarato il professor Thom.

Il bassissimo costo della pillola rossa per il cuore la rende un candidato ideale per pazienti a rischio che vivono in paesi dove le persone hanno accesso limitato alle cure mediche o che non hanno i mezzi per pagarle. Se gli esperimenti riescono, i partner del progetto hanno in programma di trovare modi per mettere la polipillola a disposizione delle persone a basso reddito nei paesi in via di sviluppo. I ricercatori credono che la polipillola potrebbe rappresentare un approccio efficace in termini di costi per migliorare la qualità della vita di milioni di persone in tutto il mondo.

"Le polipillole sono usate con successo per trattare altre malattie come la tubercolosi e l'HIV (virus dell'immunodeficenza umana), ma non sappiamo ancora se possano essere efficaci per i problemi cardiovascolari," ha detto il professor Thom. "Gli esperimenti UMPIRE mirano a testare se la polipillola aiuta le persone che prendono farmaci cardiovascolari a lungo termine e se ci sono problemi con questo approccio."

Si stanno reclutando circa 2000 volontari attraverso cliniche dell'Imperial College Healthcare NHS (National Health Service) Trust; il Royal College of Surgeons in Irlanda; Unversity Medical Centre di Utrecht, Paesi Bassi; il George Institute, India; il Centre for Chronic Disease Control a Nuova Deli, la Public Health Foundation of India; il George Institute for International Health, Sydney, Australia; e i Dr Reddy's Laboratories, India.

ImmagineImmagineImmagine

9.3 Erik Carlsson ... p h o t o ... => ? <= ... s t o r y ... my desertstorm


Avatar utente
desertstorm
Consigliere
Messaggi: 19698
Iscritto il: sabato 23 gennaio 2010, 21:50
Località: Napoli
Contatta:

Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#38 Messaggio da leggere da desertstorm » giovedì 27 maggio 2010, 8:04

news n° 20

Dalle cellule staminali del grasso una nuova vita per le ossa

SWISS STEM CELLS BANK STA OPERANDO SULLA CONSERVAZIONE DELLE STAMINALI OTTENUTE DAL GRASSO E SULLE METODICHE PER FAR SVILUPPARE QUESTE STAMINALI IN MODO CHE POSSANO DIVENTARE TESSUTO OSSEO


La SSCB -Swiss Stem Cells Bank, la banca svizzera delle cellule staminali sta sviluppando un importante progetto di ricerca per la rigenerazione del tessuto osseo. Un ambito particolarmente problematico perché, come spiega Gianni Soldati, direttore scientifico di SSCB, "le perdite di tessuto scheletrico dovute a difetti congeniti, malattie o lesioni, vengono normalmente trattate con degli interventi di trapianto autologo di tessuto osseo. Questi trattamenti sono, però, limitati dalla disponibilità e dalla possibilità di reperire del tessuto osseo dallo stesso paziente". La nuova prospettiva arriva dalla "possibilità di generare in vitro osso trapiantabile", continua Soldati. "Questo risolverebbe il problema di dover estrarre dal paziente questo tipo di tessuto da un'altra regione anatomica". Infatti, "il tessuto adiposo da liposuzione, in particolare, sembra essere una fonte estremamente ricca di cellule mesenchimali: sono cellule definite multipotenti, quindi capaci di differenziarsi in cellule di tipo diverso".

SCCB sta operando sulla conservazione delle staminali ottenute dal grasso, sulle metodiche per far sviluppare queste staminali in modo che possano diventare tessuto osseo, non ultima, la possibilità di individuare delle matrici sintetiche in grado di mimare la struttura dell'osso umano, sulle quali far aderire le cellule in grado di "diventare" osso. Continua Soldati: "Questo progetto è in corso e si stanno accumulando dati molti interessanti che potranno portare a dei risvolti importanti nella ricerca medica e nella medicina rigenerativa".
Il progetto viene sviluppato all'interno della Cell Factory, ovvero una "camera bianca" certificata a norma GMP (Good Manufacturing Practices) e autorizzata da Swissmedic, l'istituto svizzero di controllo, avviata all'interno dell'Unità di Terapia Cellulare

ImmagineImmagineImmagine

9.3 Erik Carlsson ... p h o t o ... => ? <= ... s t o r y ... my desertstorm


Avatar utente
desertstorm
Consigliere
Messaggi: 19698
Iscritto il: sabato 23 gennaio 2010, 21:50
Località: Napoli
Contatta:

Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#39 Messaggio da leggere da desertstorm » sabato 29 maggio 2010, 21:40

news n° 21

Dalle scimmie l'antidoto all'ansia

LA STRATEGIA ADOTTATA DAI CEBI DAI CORNETTI PER DIMINUIRE LA TENSIONE ALL'INTERNO DEL GRUPPO È IL GROOMING: IN TAL MODO ESSI CONTROLLANO E PREVENGONO AGGRESSIONI O POSSIBILI CONFLITTI


La vita di gruppo rappresenta per molti animali la possibilità di ottenere benefici preziosi, come ridurre il rischio di predazione e aumentare la sopravvivenza della prole, ma comporta anche costi quali l'aumento della competizione, che potrebbe generare aggressività e violenza. Sebbene molti studi abbiano affrontato il problema di come gli animali compensano gli effetti delle aggressioni, molto più difficile è comprendere se e come essi prevengano gli eventuali attacchi e le situazioni di ansia e stress che ne derivano.

Uno studio sui cebi dai cornetti, un gruppo di scimmie sudamericane, condotto di recente presso l'Unità di primatologia dell'Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma (Istc-Cnr), coordinata da Elisabetta Visalberghi, ha dimostrato la capacità dei cebi di adottare strategie tese a evitare situazioni conflittuali.

"Abbiamo verificato che l'imminente arrivo del pasto, distribuito ogni giorno alla stessa ora, nei cebi aumentava significativamente il tasso di grooming (lo strigliamento del pelo): un comportamento che per molte scimmie ha una valenza sociale fondamentale", spiega Eugenia Polizzi di Sorrentino, dottoranda Istc-Cnr e autrice dello studio pubblicato su Animal Behaviour assieme a Gabriele Schino, associato Istc-Cnr, e Filippo Aureli della Liverpool John Moores University.
"In questo caso, fare grooming nella mezz'ora precedente, aumentava la tolleranza e diminuiva le aggressioni al momento della spartizione del cibo".

Il grooming utilizzato come strumento di prevenzione del conflitto era finora osservato quasi esclusivamente nelle scimmie antropomorfe e si supponeva fosse legato alla capacità di pianificazione di eventi futuri. Poiché i cebi presumibilmente non hanno capacità cognitive così avanzate, lo studio indica come non sia necessario ricondurre meccanismi di prevenzione del conflitto a strategie così raffinate.

"Nonostante l'efficacia del grooming nel diminuire il rischio di future aggressioni, i cebi non selezionavano gli individui più appropriati da strigliare come, ad esempio, quelli più aggressivi", prosegue la ricercatrice. "Siamo probabilmente di fronte ad un effetto da 'notte prima degli esami' dove i cebi sembrano reagire all'ansia un po' come gli studenti prima di una prova difficile".

In effetti, la capacità di gestire situazioni conflittuali è importante per qualunque animale che viva in gruppo, non solo per le scimmie. "Un esempio di grooming antistress per l'uomo, potrebbe essere il 'chiacchiericcio' in ascensore sul tempo o una tranquilla conversazione tra docente e studente per stemperare la preoccupazione dell'esame", conclude Eugenia Polizzi di Sorrentino. "Questo studio dunque ci permette di corroborare il valore adattativo che strategie di questo genere hanno per la vita di gruppo di molte specie di animali, limitando i rischi imposti dalla competizione e promuovendo così i benefici associati alla vita di gruppo"

ImmagineImmagineImmagine

9.3 Erik Carlsson ... p h o t o ... => ? <= ... s t o r y ... my desertstorm


Avatar utente
desertstorm
Consigliere
Messaggi: 19698
Iscritto il: sabato 23 gennaio 2010, 21:50
Località: Napoli
Contatta:

Re: NEWS DAL MONDO DELLA MEDICINA

#40 Messaggio da leggere da desertstorm » sabato 29 maggio 2010, 22:11

Questa non è una news ma un mio COMMENTO PERSONALE e condiviso ad un problema sempre attuale.

La Sla e l'eutanasia all'italiana

UN APPELLO DA PARTE DI ALCUNI MALATI DI SLA: "SIAMO STANCHI!"


Un anno dopo si parla ancora di Eluana Englaro con ipocrisia. Il Ministro Sacconi commemora l'anniversario, certi giornalisti battono ancora i pugni sull'assassinio presunto, Berlusconi dice che avrebbe voluto fare di più per salvarla.
Pronti a non riconoscere il diritto di morire, ma altrettanto pronti a non riconoscere il diritto di vivere.
Gli stessi malati di SLA, chiedono al Ministro Sacconi cosa intenda fare per evitare che muoiano prematuramente per mancanza di un'assistenza adeguata. Chiedono inoltre ufficialmente cosa stia facendo il governo per la ricerca di una cura. Cosa attualmente fanno governo, regioni e comuni per impedire la rovina delle loro famiglie. Cosa fanno certi giornalisti per sensibilizzare l'opinione pubblica sul fatto che la colpa del loro abbandono è di una classe dirigente inadeguata e consentitemi la cattiveria: non coinvolti in prima persona o per coinvolgimento stretto di familiari.

Dicono: "Siamo stufi di sceneggiate che esaltano casi singoli e nascondono i veri problemi. Il Governo è responsabile consapevole di omicidi premeditati. Tutti sanno ma non agiscono, tutti vorrebbero, promettono, prendono impegni e, regolarmente, dimenticano, lasciando una scia di morti tra la rovina e la disperazione delle famiglie.

Noi malati di SLA siamo condannati doppiamente, prima dalla malattia e dopo da uno Stato che non rispetta la Costituzione.
Vediamo morire compagni di malattia che coscientemente rifiutano la tracheostomia per non pesare sui loro cari o per non finire in un RSA, spesso più lager che centro assistenziale.

Abbiamo bisogno di provvedimenti immediati perché la SLA non aspetta!"

ed inoltre

"Se lo Stato non può permettersi di assisterci che sia almeno coerente e pratichi una eutanasia anticipata. Se il problema è una questione di bilancio perché spendere i soldi in apparecchi, ausili, pensioni? Il governo abbia il coraggio di eliminarci, tanto il risultato è comunque lo stesso con l'aggravante di lasciare rovinate famiglie intere, il tutto nel più assoluto silenzio, nella cieca omertà degli ipocriti.
Noi malati SLA abbiamo deciso che non aspetteremo più, se oggi il governo non ci assicura che da domani avremo quello che è suo dovere dare e nostro diritto chiedere per una vita dignitosa e per salvaguardare le nostre famiglie, andremo in massa in altri Stati europei, ricorreremo all'eutanasia e faremo conoscere al mondo questa vergognosa verità."

L'Italia è uno Stato incivile ed ipocrita che attua in maniera occulta l'eutanasia dei malati gravi.
Con queste atroci e tremende parole manifestano la rabbia, giustificata, di queste persone che soffrono emarginate nel silenzio..........





continua..................................

ImmagineImmagineImmagine

9.3 Erik Carlsson ... p h o t o ... => ? <= ... s t o r y ... my desertstorm


Rispondi

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 43 ospiti